Obiettivi
In questa presentazione verranno esaminate, in maniera dinamica e con taglio clinico, le opzioni terapeutiche da mettere in atto dopo interventi oncologici ove si preveda un forte risentimento infiammatorio dei tessuti coinvolti.
All’inizio verrà discusso il motivo per cui la chirurgia ha un ruolo importante nella terapia oncologica, quali sono i distretti anatomici più accessibili alla chirurgia oncologica e quando sia meglio, invece, rivolgersi ad altre forme di trattamento.
Un altro tema che verrà affrontato riguarda le conseguenze della chirurgia oncologica in termini di trauma tissutale e ripristino funzionale del distretto operato.
A questo riguardo verranno esaminati i meccanismi fisiopatogenetici dell’infiammazione, dell’edema, del dolore e le modalità per gestirli e prevenirli affinchè non vadano a deteriorare la qualità di vita del paziente nell’immediato post-operatorio.
La chirurgia oncologica ad oggi rappresenta un caposaldo terapeutico per molti tumori solidi. Con l’aumentare delle conoscenze sulla biologia del cancro, si è capito che la chirurgia da sola, spesso, non è sufficiente ad eradicare la malattia neoplastica e quindi, è stata adiuvata da altre forme di trattamento come la chemioterapia, la radioterapia, l’elettrochemioterapia, l’immunoterapia.
Non bisogna mitizzare la chirurgia, capire quando questa possa essere di beneficio ma anche quando invece possa essere vantaggioso evitarla è il compito del chirurgo oncologo, figura che tiene conto non solo della resecabilità tecnica della neoplasia ma anche del comportamento biologico della malattia.
Operare forzatamente un tumore per il quale è impossibile ottenere un margine idealmente pulito porterà inevitabilmente ad una recidiva locale. In questo caso, quindi, optare verso altre forme di trattamento rappresenta la scelta più giusta.
La chirurgia oncologica è una chirurgia spesso invasiva.
Ad oggi, soprattutto in campo veterinario, sono pochi gli interventi oncologici che possono essere eseguiti in maniera mini-invasiva. Il motivo di ciò è che spesso i nostri pazienti arrivano con malattie in stadio clinico avanzato con dimensioni del tumore primario (T) importanti e spesso già con coinvolgimento linfatico (N).
Da ciò ne deriva un’azione chirurgica spesso invasiva e demolitiva finalizzata al raggiungimento di quella radicalità chirurgica fondamentale per un miglioramento prognostico.
In questo scenario si inseriscono le conseguenze della chirurgia oncologica sull’organismo dovute al danno tissutale provocato; conseguenze indesiderate poiché provocano disagio e sensazioni sgradevoli al paziente (dolore, infiammazione, edema).
L’infiammazione è la diretta conseguenza del trauma inflitto dal gesto chirurgico sui tessuti ed è scatenata da mediatori dell’acido arachidonico (prostaglandine, trombossani e leucotrieni); essendo questa cascata di citochine promossa dalle ciclossigenasi, l’utilizzo di farmaci che vadano a bloccare questi enzimi si è rivelato vincente nel smorzare e ridurre l’insulto infiammatorio post-operatorio.
Durante l’infiammazione si ha un aumento della permeabilità dei capillari sanguigni con conseguente accumulo di liquidi negli interstizi che, se non risolto, provoca il fenomeno dell’edema. Questa condizione è ancor più aggravata dal danno sui capillari linfatici limitrofi provocato dalla chirurgia che quindi non sono più in grado di riassorbire il liquido nello spazio interstiziale.
Anche l’edema provoca una situazione di disagio e di ritardo nella guarigione delle ferite e come tale è un fenomeno da contrastare e prevenire.
Mangimi co-adiuvanti per favorire il drenaggio dei liquidi interstiziali sono quindi inseriti costantemente nel post-operatorio chirurgico di pazienti oncologici.
L’escina derivante dall’ippocastano, la bromelina dall’ananas e la papaina dal frutto della papaia sono i principali costituenti di questi mangimi complementari.
Non solo nell’immediato post-operatorio, si è visto , infatti che iniziare l’inserimento di questi mangimi anche 48 prima dell’intervento aiuta a prevenire o ridurre l’entità dell’edema post operatorio.
Il dolore post-operatorio, invece, può essere gestito in maniera multimodale con farmaci oppioidi (tramadolo), gabapentin (usato soprattutto per il dolore neuropatico) e mangimi complementari a base di olio di canapa.
Nella presentazione mostrerò due casi clinici di chirurgia oncologica demolitiva (una maxillectomia e una rimozione sarcomatosa all’interno della coscia) dove infiammazione, edema e dolore post-operatorio sarebbero risultati invalidanti per il paziente se privato di un’adeguata terapia post-operatoria.
Vedremo come un corretto uso di questi presidi in poco tempo sia in grado di riportare i tessuti ad una ripresa anatomo-funzionale rapida a tutto beneficio del paziente.
Bibliografia
- Roxane H MacLellan, Jennifer E Rawlinson, Sangeeta Rao, Deanna R Worley. Intraopertive and postoperative complications of partial maxillectomy for the treatment of oral tumors in dogs. JAVMA 2018 Jun 15;252(12): 1538-1547.
- J P Bray. Soft tissue sarcoma in the dog – part 2: surgical margins, controversies and a comparative review. JSAP. 2017 Feb;58(2):63-72.
Caratteristiche Del Corso
- Lezioni 1
- Quiz 0
- Durata 30 minuti
- Livello di abilità Intermediate
- Lingua Italiano
- Gli studenti 1
- Valutazioni Sì